Diceva Umberto Eco che “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” perché “prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”.
Ora molto probabilmente sono un imbecille anch’io che scrivo qui, su Facebook e su Twitter. Però cerco di sostenere il dibattito con tutti fino alla fine. Al contrario molti di tutti quelli che dibattono in rete, quando non possono più sostenere le proprie teorie, dopo scadere su insulti gratuiti, compiono il gesto finale: bannano! Come ha fatto con me l’amica (a questo punto ex) Diana che non ha retto ai rimproveri di chi prendeva le mie difese per una sua frase infelice.
Il mio ragionamento vuole essere generale perché sono sempre di più quelli che alla lunga non reggono il dibattito rifugiandosi nella propria bolla. E questo è un male per lo sviluppo del pensiero in senso generale.
Dico tutto questo perché questa epoca di Covid in qualche modo ha scaldato gli animi al punto che succedono cose senza senso.
A Rimini qualche decina di operatori sanitari si sono ritrovati le macchine devastate nel parcheggio dell’ospedale.
I Sindaci da Ferrara a Rimini hanno ricevuto lettere minatorie dalle sedicenti “Nuove Brigate Rosse”.
Rivolte di piazza anti misure nelle grandi città italiane, spesso alimentate da facinorosi politici e spesso terminate con spaccatura di vetrine e saccheggi.
Incattivimento dei negazionisti che egoisticamente sono certi di salvarsi senza mascherina perché l’anidride carbonica autoprodotta non gli offuscherà il cervello.
Tutto questo mi fa ricordare un interessante post di Francesca Madrigali letto anni fa sul suo blog “L’ottimista dilettante” intitolato “Il mondo è bello perché è vario. E talvolta avariato”.