Amarezza è lo stato in cui sono caduto ieri sera dopo aver appreso la notizia del declassamento dell’Emilia Romagna da Regione Gialla ad Arancione.
Amarezza per aver aver appreso che le nuove misure restrittive varate giovedì sera dalle ordinanze varate da Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia non sono bastate a creare una prospettiva tale da far migliorare la situazione, almeno secondo i famosi 21 parametri che definiscono le chiusure.
Amarezza perché il Ministro della Sanità nel giro di 24 ore firma sia il Decreto di permanenza di nella Zona Gialla che di entrata in quella Arancione, facendo fare a Bonaccini e Fedriga la figura dei peracottai.
Amarezza per aver l’ennesima conferma che questo Governo è stato bravissimo a gestire la chiusura a marzo ed aprile ma che da maggio in poi non ha saputo avere una linea forte e decisa sulla riapertura.
Amarezza per aver avuto la conferma che il popolo italiano non si sa autogestire e che se gli chiudi i centri commerciali alla domenica per non creare affollamento si riversa nei centri delle città come è successo domenica a Ravenna.
Amarezza è nel leggere su FB il post amaro di una ristoratrice che ora è costretta a chiudere mentre solo un mese fa sulle recensioni di Google veniva stroncata da una cliente perché le si era presentata con la mascherina e le voleva prendere la temperatura prima di farla entrare nel locale.
Amarezza è capire che non sono bastati 4300 per farci comprendere che il Covid non è una banale influenza.
Amarezza per non vedere spiragli di speranza sulla nostra capacità di risolvere il problema anziché crearne altri con la nostra strafottenza e la nostra presunta libertà di poter fare quello che ci pare.