La gestione degli affetti durante la pandemia ha subito un brusco deterioramento. Ognuno, a suo modo, ha dovuto rinunciare a qualcosa. A me, per esempio, è sempre piaciuto scambiare un abbraccio fraterno con gli amici e parenti. E questo è un gesto che non mi può essere sostituito da mille incontri a distanza sulle chat.
Ma anche se uno si sforza a fars sì che tutto appaia quasi normale, la percezione cambia quando poi subisci un forte shock emotivo come la perdita di un caro. E magari ripensi al corteo di bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo e che potevi solo avere una minima idea del dolore per quel mancato ultimo saluto.
Poi ti capita che tua suocera dopo due domeniche consecutive passate al Pronto Soccorso per dolori vari a cui non si riesce arrivare a capo, alla terza la saluti mentre sta ripartendo per il Pronto Soccorso. E viene ricoverata.
Ti capita che il giusto e rigido protocollo non permetta più di una visita al giorno per una sola persona per un’ora al massimo e lasci la precedenza ai figli.
I mesi passano come anche le stanze degli ospedali in cui viene spostata. Cambiano i bollettini medici ma non cambia il fatto che tu non l’incontri.
Poi la situazione precipita, nella corsia entra uno che si scopre positivo e dai tamponi fatti a tutti i paziente si scopre che anche tua suocera lo è.
Poi dopo tre giorni dall’infausta scoperta arriva una telefonata fredda alla figlia da uno che non sa dare risposte per dirle che sua madre è morta quattro ore prima.
E tu realizzi che l’hai vista l’ultima volta tre mesi prima, l’hai saluta dicendole che l’aspettavi per mangiare i suoi mitici cappelletti ma anche che non potrei rivederla ed abbracciarla mai più!
Come non la rivedrà più nessuno. All’impotenza di prima si associano ora il dolore per la perdita e il rimpianto di non averti fatto un ultimo saluto.
Ciao Giuliana, ci mancherai!
Un abbraccio!