La buona politica non urla ne insulta o dileggia gli avversari.
Sa ascoltare, mediare, costruire insieme.
E’ costruttrice di pace.
Il 23 agosto ricorreva il 98° anniversario dell’omicidio di don Giovanni Minzoni ad opera di due squadristi fascisti.
Don Giovanni aveva capito che condivisione e partecipazione fanno girare il mondo e rendono la società migliore.
Aveva capito che le donne e gli uomini veramente forti non sviluppano i muscoli ma il carattere attraverso anche alla partecipazione per la costruzione del bene pubblico.
Quest’idea di una Politica con la P maiuscola non poteva di certo piacere a chi preferiva parlare a chi aveva deciso di delegare i propri pensieri. Una Politica fatta di idee e sogni da realizzare non di slogan. Una Politica impregnata di ottimismo non di paure e di nemici.
Ed è stato bello l’altra sera sentire parlare il Segretario nazionale del mio partito, nella piazza del mio paese mentre apriva la campagna elettorale per l’elezioni amministrative, concludere il suo intervento parlando della richiesta da parte di molti di parlare di una buona politica fatta di idee, confronti, dibattiti e scelte condivise.
Perché, al di là di tutto, il partito è di per sé un nome collettivo, composto da più individui che hanno il diritto di portare le proprie le idee alla conoscenza di tutti nella consapevolezza che quella ritenuta migliore potrebbe non essere la propria.
E se un partito è sinonimo di collettività è una contraddizione inserire nel simbolo il nome del Segretario o, peggio ancora, del proprietario del logo. Una collettività dove l’individuo è il centro di ogni ragionamento. Una collettività dove il Noi accantona l’Io.
Grazie ad Enrico e Michele per averci fatto vivere una serata di buona politica.