La ricerca del ricercatore

L’altro giorno un giornale locale ha pubblicato un’intervista a mia figlia attualmente ricercatrice presso l’Università. Mi si sono subito inumiditi gli occhi per l’emozione e l’orgoglio di babbo. Poi non ho potuto fare a meno di realizzare qualche riflessione sulla condizione dei ricercatori partendo dalle esperienze di due ricercatrici che conosco bene, Irene e Caterina.

Entrambe hanno cercato di iscriversi a Medicina ed entrambe non hanno superato il test di ammissione. Caterina ha scelto Biologia, Irene Scienze Ambientali.

Entrambe laureate alla Magistrale con 110 e lode: Caterina col bacio accademico, Irene bissando il voto della triennale.

Due splendide carriere fino ad ora nell’incertezza del futuro: Caterina da poco ha visto migliorare la propria condizione con un contratto a tempo determinato, Irene è a meta del primo contratto da ricercatore.

Entrambe, pur nell’incertezza, vivono con gioia l’aver al momento realizzato il fine primario delle proprie lauree: la ricerca.

Ricerca che in questo ultimo anno e mezzo si è dimostrata indispensabile per uscire dalla pandemia, ricerca, però, ancora sottovalutata in Italia.

Il Corona virus ha messo in luce i danni che gli ultimi anni sono stati fatti riguardo alla gestione dei corsi universitari e dei curriculum post università.

La pandemia ha messo in luce come la Sanità pubblica, che mira al benessere di tutti, abbi funzionato meglio di quella pubblica che mira al benessere solo di quelli che se la possono permettere.

La pandemia ha messo in luce che servono dottori mentre prima il numero chiuso poi la quota 100 per i pensionamenti hanno messo in crisi proprio quella Sanità pubblica in prima linea per il contenimento del contagio.

La pandemia ci ha detto chiaramente che solo attraverso la ricerca si è potuti arrivare prima all’individuazione del ceppo poi alla creazione del vaccino in un tempo impensabile solo vent’anni fa. E ci ha anche detto che la prima in Italia ad individuare il ceppo è stata una ricercatrice con un semplice contratto triennale come quello ha mia figlia.

Quello che mi rattrista è il fatto che nonostante tutto la politica italiana non abbia colto l’attimo per ragionare diversamente su Università e Ricerca facendo scadere il dibattito a classificare i vaccinisti a sinistra e gli antivaccinisti a destra.

Che tristezza!

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